L’Arte dei Rosari: una tradizione italiana

La settimana scorsa abbiamo avuto il piacere di parlare con uno dei nostri artigiani che ci ha spiegato le sottigliezze del mestiere e raccontato la storia della manifattura dei rosari in Italia.

La Tradizione

La città di Loreto, ubicata nelle Marche e celebre in tutto il mondo cristiano per la Basilica di Santa Casa di Nazaret, è considerata la culla dell’artigianato italiano, specialmente per quel che riguarda la manifattura dei rosari. Questi oggetti apparentemente semplici sono in realtà frutto di tradizione e abilità secolari.

La creazione dei rosari è una pratica sopravvissuta per secoli grazie a una tradizione manifatturiera matrilineare, le cui tecniche venivano tramandate di madre in figlia. In questo modo il mestiere era esclusivamente di competenza femminile. A Loreto questo costume viene ancora conservato.

Le donne che dedicano tutta la vita a questo mestiere vengono chiamate “incatenatrici”. L'“incatenatura” è proprio il procedimento con cui i grani del rosario vengono “incatenati”, o anche “rilegati” per formare la corona. La lavorazione dei rosari richiede molta pazienza, abilità e tempo. Perciò, anche l’artigiana più pratica riesce a fare non più di 4-5 rosari all’ora.

Stuttura e Tecnica

Un rosario canonico è composto da 59 grani e ha la seguente struttura: la maggior parte dei grani di un rosario sono i cosiddetti “Ave Maria”, che troviamo sia nei 5 segmenti denominati “decine”, perché formate da 10 grani ciascuna, sia nel gruppo di 1+3+1 — il “nasello” — sulla parte pendente del rosario che termina con un crocifisso. I rimanenti 4 grani che collegano le decine sono chiamati "Pater". I Pater di alcuni dei nostri rosari più preziosi rappresentano le quattro Basiliche Romane.

Anticamente fu la corda il materiale perdiletto nella manifattura dei rosari. In questo caso erano i nodi a fungere da grani. Dal XIIº secolo in poi l’aspetto e anche la funzione del rosario subì delle modifiche, vennero adottati altri materiali, come per esempio la seta e le perle.  Possiamo però dire che l’innovazione più grande è stata l'introduzione della tecnica della rilegatura, tipica dei rosari realizzati coi metalli. Oggigiorno, vista l’enorme varietà dei rosari esistente, la scelta del fedele è ardua.

Attualmente sono molto in voga i rosari in metallo, argento e oro. Tra i componenti di questo tipo di rosari figurano i grani, gli spilli, una crociera e un crocifisso. Gli “Ave Maria” sono incatenati tra di loro per mezzo di spilli, ovvero segmenti di filo metallico di due centimetri circa, di media durezza, modellati a forma di sei. Questa forma è ottenuta ripiegando su se stesso il filo metallico con una pinza dalle punte sottili e piatte.

Per assemblare una decina è necessario infilare il grano su di uno spillo, modellare l’estremità dritta in modo da “intrappolare” il grano, formando così un cappio, al quale attaccheremo poi lo spillo successivo. E così fino a che la decina non sarà completata.

I “Pater” sono fissati alle decine per mezzo di un segmento di catena rolò, formata da minimo di tre anelli. L’ultimo passo è quello di unire tutti gli elementi: la “collana” del rosario, la crociera e il nasello con il crocifisso.

Le Lacrime di Giobbe

Un’altra cosa da sapere è che uno dei primi materiali usati per fare i grani del rosario erano le cosiddette “Lacrime di Giobbe”, ovvero i semi della pianta Coix lacryma-jobi della famiglia Graminacee. Il frutto di questa pianta è bianco e ha la forma di una lacrima, da cui il nome. Giobbe inoltre è un personaggio biblico la cui sofferenza è diventata proverbiale.

Noi speriamo che la lettura sia stata tanto appassionante quanto è stato appassionante ascoltare il racconto delle nostre artigiane. 

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